FANDANGO Entrando tra i siti dei fanghi ispessiti rifiuti le acque da essi smarriti. Dai bassi meandri di pentole accorte alterni alle pompe le masse raccolte. E poi intiepidito da tenue calore lo porti pulsante lontano dal sole. Un vortice nasce tra mille bollori e un mare di rutti ne escono fuori. Un grido assassino mi avvolge di bianco mi rende diverso, più pigro, più stanco, ripenso alla vita di un giorno che fu e senza più lacrime rimani anche tu. Un gesto di rabbia avvolge il mio cuore un fango che nasce che vive e poi muore. Paolo Chiaramonte scritta in occasione della piola culturale del 23/01/97 (...prima che il club istituisse come data i venerdi' 17) OGIORGIO DEL LAGO MAGGIORE FAN CLUB " CHIANTI RISOTTO POLENTA ! " _______________________________________________________________________ ARTISTA : CHIARAMONTE PAOLO TITOLO : RISCIO' (LISCIO') Tra un canale scosceso e una vasca rotonda un risciò ho incontrato che faceva la ronda eran la quattro di notte e volgeva al mattino se ne andava veloce verso un grande destino e poi tutti insieme, per non stare mai soli col risciò se ne andavan a raccogliere fiori e se è bello andar sulla carrozzella con il risciò accanto per una vita snella un risciò che corre trainato dal vento un risciò veloce per un grande intervento un gabbiano che vola guardando la gente un risciò si riposa e non dice mai niente _______________________________________________________________________ Esempio negativo di poesia da non riproporre. (l’opera è però stata sfacciatamente riproposta il 170494) Era d’agosto e un povero uccelletto ferito dalla fionda di un maschietto, andò per riparare l’ala offesa sulla finestra di una Chiesa. Dalle tendine di un confessionale il parroco intravide l’animale, ma pressato dai molti peccatori che pentirsi volevano dei loro errori, richiuse le tendine e immediatamente si rimise a confessar la gente. Mentre in ginocchio o stando a sedere recitavano i fedeli le preghiere, una donna notato l’uccelletto, lo prese al volo e se lo strinse al petto. Il povero prete a quel rumore il ruolo abbandonò del confessore e, scuro in volto peggio della pece, s’arrampicò sul pulpito e fece: "Fratelli chi ha l’uccello per favore vada fuori dal tempio del signore". I maschi un po’ stupiti a tal parole, lenti si accinsero ad alzar le suole, ma il prete a quel errore madornale: "Fermi tutti, gridò, mi sono espresso male, rientrate tutti e statemi a sentire, sol chi ha preso l’uccello deve uscire." A testa bassa e la corona in mano cento donne s’alzarono pian piano, ma mentre se ne andavano di fuori il prete gridò: "Sbagliato ho ancora, rientrate tutte quante, figlie amate, io non volea dir ciò che Voi pensate:" Ho detto, ripeto e torno a dire sol chi ha preso l’uccello deve uscire, ma mi rivolgo con voce chiara e tesa soltanto a chi l’uccello ha preso in chiesa! A tal detto, in un solo istante, le monache s’alzarono tutte quante e col viso pieno di rossore lasciarono la casa del Signore. "Oh santa Vergine!", esclamò il buon prete, "Sorelle mie rientrate e state quiete perché voglio concludere, sissignori, la serie degli equivoci e degli errori, perciò senza rumore e piano piano esca soltanto chi ha l’uccello in mano." Una ragazza, che con il fidanzato s’era nascosta in un angolo appartato dietro la cappelletta laterale, poco mancò che si sentisse male. Quindi sussurrò con viso smorto: "Che ti dicevo? Hai visto? Se n’è accorto!" OPERA PROPOSTA DALL’ ARTISTA MAURIELLO .